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1. e 2. Superfici ceramiche superidrofobiche. 3. Superfici ceramiche trasparenti per applicazione laser. 4. e 5. Ceramica biomorfica da legno per sostituti ossei. 6. Nanoinchiostri ceramici per stampa
a getto d’inchiostro. 7. Struttura porosa per la nanofiltrazione dei gas.
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e nell’elettronica in virtù della sua resistenza al calore, all’usura e alla facilità di accoppiamento con altri materiali.
a Faenza, per esempio, esiste l’istituto
di scienza e tecnologia dei materiali ceramici (istec-cnr) che si configura come l’unica struttura di ricerca del cnr, specificamente indirizzata allo studio globale dei materiali ceramici. nel centro, sotto la direzione di alida Bellosi, viene processata una ricerca alla quale ricorrono enti e aziende internazionali per l’energia e l’ambiente, per le nanotecnologie,
i biomateriali e gli interventi sul patrimonio culturale. un coltello o una padella,
una protesi ossea o una capsula dentale,
i componenti di un telaio e le biglie
di una macina, la candela e i pistoni
di un motore e una batteria per stoccare
energia, i super conduttori dei dispositivi elettronici, i rivestimenti di un giubbotto antiproiettile e le superfici di una navicella spaziale sono l’esotico catalogo reso possibile dalla ricerca applicata
alla ceramica avanzata. la singolarità
del materiale si annida nella parola
che può essere aggettivo e sostantivo
e che nella radice porta il significato
di “bruciare”, quasi un’attitudine alla generazione dinamica, all’uso strumentale per raggiungere lo stadio evolutivo successivo, un accelleratore di trasformazioni. la ceramica diventa tale cuocendosi
e si trasforma a sua volta in scudo termico. la sua abilità a gestire l’elemento che l’ha generata è una caratteristica costitutiva. la ricerca scientifica applicata alla ceramica ha radici nell’identità del materiale.
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