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Alvar Aalto, la chiesa di Riola di Vergato.
(www.mast.org). sono 124 scatti, alcuni inediti, realizzati tra il 1980 e il 2000 nelle fabbriche di Berlino e nelle aree limitrofe, in polonia, in inghilterra,
a new york city, nel new Jersey
e a los angeles. Fotografie in bianco
e nero che testimoniano la fascinazione
di lynch per le fabbriche, la sua passione quasi ossessiva per comignoli, ciminiere
e macchinari, per l’oscurità e il mistero. come nei suoi film, le atmosfere
e i soggetti scelti evocano mondi arcani
e surreali, sequenze oniriche
ed enigmatiche. Fanno parte della mostra anche un’installazione sonora dell’artista e una selezione dei suoi primi cortometraggi, meno noti al grande pubblico.
Bologna, la città degli studenti, dei giovani artisti e del mangiar bene è anche ricca
di icone architettoniche e luoghi dove incontrare la cultura del progetto.
tra i meno conosciuti c’è la Fondazione lercaro (via riva di reno 57, www.fondazionelercaro.it), un museo
e centro studi dedicato al cardinale
che a Bologna portò figure del calibro
di Kenzo tange, alvar aalto
e le corbusier. in collezione sono presenti documenti, schizzi e disegni, ma tra loro
Veduta esterna di Palazzo Pepoli.
solo il maestro finlandese riuscì a portare a termine la realizzazione di un edificio di culto. la chiesa di riola di vergato, appena fuori città, sull’appennino lungo la strada porrettana, è l’unica opera italiana di aalto. seppur completata dopo la scomparsa dell’architetto, la chiesa mantiene i codici e la poetica
del progettista.
tange invece ha lasciato un segno forte
in città. porta la sua firma il centro fieristico, e le sette torri bianche del distretto commerciale sono un landmark dalla fine degli anni settanta. il destino turrito del capoluogo è raccontato nel museo di palazzo pepoli (via castiglione 8). recentemente ristrutturato con un intervento di mario Bellini e impreziosito dall’allestimento di italo lupi, qui la storia della città è un’esperienza narrativa carica di spunti e aneddoti. come quello che riguarda il padiglione dell’esprit nouveau di le corbusier. la palazzina fu disegnata nel 1924 per l’esposizione d’arte decorativa di parigi, ma distrutta due anni dopo. una copia esatta fu ricostruita
nel 1977 proprio a Bologna
(piazza costituzione 11) dopo un dibattito che si aprì sulle pagine della rivista Parametro. la fondazione le corbusier
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