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testo di LUCa MoLiNari
ricerca FotoGraFica MoNiCa GUaLa
malgrado sia spesso considerato come un materiale di complemento all’interno del progetto, basta osservare con maggiore cura molti dei grandi lavori dell’architettura contemporanea
per scoprire che, invece, la ceramica
si è prestata a una serie di sperimentazioni e ricerche che hanno dato un carattere originale alle opere costruite. dimenticando solo per un attimo l’uso sofisticato e sapiente della maiolica
tra il rinascimento e il rococò europeo,
o nelle grandi moschee e residenze turche e persiane tra il Xv e il Xviii secolo, possiamo guardare al novecento come
a uno straordinario laboratorio materiale e formale in cui la qualità vibrante
e traslucida della ceramica è stata utilizzata dalla maggior parte
dei maestri della modernità.
da Gaudí a otto Wagner, passando per
Gio ponti, ignazio Gardella, luigi caccia dominioni, oscar niemeyer, athos Bulcão, Álvaro siza e renzo piano arrivando
fino alle ultime generazioni
dell’architettura internazionale, possiamo individuare un filo rosso
che lega il progetto moderno a questa materia antica, capace di rinascere
e rinnovarsi offrendo caratteristiche tecniche, cromatiche e materiche
che ne hanno esaltato anche
i filoni più trasgressivi.
Facciate rivestite capaci di vibrare
con l’atmosfera delle città e della natura in cui sono immerse le costruzioni, dettagli strutturali e decorativi inaspettati, interni che passano dalla radicale monocromaticità di nanda vigo all’euforia materica di cherubino Gambardella e di Kilo design+BiG, pareti che giocano con la memoria dell’arte moderna e delle decorazioni coloniali nei lavori di Bulcão, coperture che diventano inaspettati segni panoramici come per il mercato di santa caterina
di enric miralles dimostrano la versatilità e l’universalità di questo materiale che ormai la grande architettura ha adottato per le sue ricerche più libere e felici.
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